Nel mondo del graphic design esiste anche un settore legato alla musica, ossia quello degli artwork dei dischi. In passato tanti artisti hanno fatto parlare di sé anche grazie alle copertine dei loro vinili o dei cd, diventate poi delle vere e proprie icone.
Sei un aspirante designer e sei anche appassionato di musica? Allora di sicuro ti interesserà la storia di due designer inglesi che hanno davvero fatto scuola in questo campo, realizzando le cover per cantanti e band di livello internazionale: si tratta di Peter Saville e di Jonathan Barnbrook. Scopriamo insieme la loro storia che di certo potrà esserti di ispirazione.
Peter Saville e il post-punk
Tra musica, moda, sport e packaging, Peter Saville è tuttora uno dei più prolifici graphic designer degli ultimi decenni, soprattutto nel campo della musica. È stata infatti la musica a renderlo famoso, vediamo insieme come.
Dall’incontro con la musica fino alla moda
Peter Saville è nato a Manchester, città alla quale è sempre rimasto legato: dopo aver frequentato il St. Ambrose College, ha studiato graphic design al Manchester Polytechnic. Il suo ingresso nella scena musicale inglese e nel mondo dell’artwork musicale in generale si deve all’incontro con il giornalista e conduttore radiofonico Tony Wilson, che un giorno gli commissionò la realizzazione del primo poster della Factory Records. Questa casa discografica fu co-fondata dagli stessi Wilson e Saville, insieme ad altri amici, nel 1978. Con quel primo poster Saville iniziò così la sua carriera nel cosiddetto sleeve design, realizzando copertine per i singoli e gli album pubblicati dalla Factory, etichetta che guidò il fermento musicale di Manchester tra gli anni ’70 e ’80, nell’era che fu poi definita post-punk. Tra gli artisti più famosi i cui dischi sono stati resi unici dall’arte di Saville ci sono i Joy Division, i New Order, i King Crimson, gli Wham!, Peter Gabriel e tanti altri.
Nella sua carriera, però, Saville si è occupato anche di altro: nel 2004 è diventato il direttore artistico della città di Manchester, nel 2010 ha ridisegnato la veste grafica della Nazionale inglese di calcio e più recentemente ha collaborato al restyling del logo di Calvin Klein.
La copertina icona di Unknown Pleasures
Nel giugno del 1979 la band Joy Division pubblicò il suo primo album dal titolo Unknown Pleasures. La copertina era completamente nera e aveva al centro una strana immagine bianca, senza alcuna spiegazione di cosa fosse. Molti la interpretarono come la rappresentazione del battito del cuore, ma in seguito fu spiegato che in realtà si trattava un grafico comparato delle frequenze del segnale proveniente da una stella di neutroni, detta pulsar. Più precisamente, Saville riprese l’immagine da una pagina della Cambridge Encyclopedia Of Astronomy e il grafico rappresenta le frequenze della CP1919, la prima pulsar scoperta. Saville l’ha definita un’immagine tecnica ma allo stesso tempo sensuale, tesa ma fluida, e pensa sia anche per questo che è diventata nel tempo così virale. Ancora oggi, infatti, questa immagine compare ovunque nel web, sulle t-shirt, nelle opere di street art in molte città, senza contare i tantissimi fan della band inglese che se la sono persino tatuata addosso. Il successo si è replicato con la riedizione del disco nel 2007, quando si è tornati a parlare di questa copertina, entrata ormai nella storia della musica così come tante altre realizzate da Saville per i Joy Division; basti pensare, ad esempio, a quella del celebre singolo Love Will Tear Us Apart.
Jonathan Barnbrook tra ribellione e musica
Graphic designer, regista e tipografo: Jonathan Barnbrook è un artista poliedrico che nella sua carriera ha davvero toccato tutti i settori del design, compreso quello della musica, nel quale anche lui vanta collaborazioni con artisti di grosso calibro. Scopriamo la sua storia e il suo canone artistico.
Da Londra al Giappone
Nato a Luton, Barnbrook ha studiato prima al Saint Martin’s School of Art e poi al Royal College of Art di Londra, città dove vive e lavora tuttora. Tra le fonti di ispirazione per i suoi lavori lui cita “una rabbia interiore come risposta alle ingiustizie del mondo”. Tutto il suo lavoro, in effetti, è percorso da un moto di ribellione come reazione a varie situazioni politiche; non a caso, nel 1999 ha aderito al First Things First 2000 manifesto con il quale i designer intendevano promuovere la libertà di mettere la propria arte a disposizione della comunità per lanciare messaggi sociali e politici, invitando i colleghi a non lavorare per le aziende che chiedevano loro di mentire nelle proprie opere, come ad esempio quelle del tabacco o delle armi.
Come tipografo, Barnbrook ha creato anche diversi tipi di font, di cui i più famosi sono uno in stile blackletter, il Bastard, e un altro ispirato alle antiche incisioni greche e romane, l’Exocet. In tempi recenti, inoltre, la fama e il lavoro hanno portato il designer fino in Giappone, dove ha lavorato per la multinazionale di cosmetici Shiseido, per il Mori Art Museum e per la creazione della brand identity del Roppongi Hills, il mega complesso finanziario e commerciale di Tokyo.
L’incontro tra musica e design e quello con David Bowie
In più di un’intervista Barnbrook ha spiegato che probabilmente deve proprio alla musica la sua passione per il graphic design: ha raccontato, infatti, che quando era adolescente è rimasto molto colpito dalle copertine di alcuni dischi nella cui musica si identificava. Da lì è nato il desiderio di fare qualcosa di simile perché si è reso conto che la copertina di un disco è un mezzo importante per far comprendere la musica alle persone, rappresenta una “porta d’accesso” attraverso la quale farle entrare.
Barnbrook è riuscito a realizzare il suo sogno creando non solo le copertine e le grafiche di molti dischi famosi, ma anche quelle di poster e libri su vari artisti e band. Le più famose, però, sono sicuramente quelle degli ultimi dischi di David Bowie.
La collaborazione con il Duca Bianco è nata nel 1998, mentre il designer stava lavorando alla copertina di un libro scritto dalla moglie del cantante. Il successo di questo libro ha spinto Bowie a rivolgersi, come aveva fatto sua moglie, a Barnbrook per realizzare la cover del suo nuovo disco, Heathen: in questa copertina il designer ha utilizzato un carattere tipografico da lui ideato, il Priori e così ha fatto anche per i successivi dischi di cui ha realizzato le cover, ossia Reality, The Next Day e Blackstar, ognuno impreziosito da un carattere tipografico nuovo.
Gli ultimi due album, in particolare, sono stati dei traguardi importanti per Bowie: The Next Day, uscito nel 2013 dopo ben 10 anni dal disco precedente, è stato accolto con grande entusiasmo dalla critica e dai fan che ormai erano convinti si fosse ritirato dalle scene. Con questo disco, registrato in gran segreto proprio per suscitare sorpresa nel mondo della musica, il Duca Bianco tornò a far parlare di sé: l’artwork creato da Barnbrook ha ripreso e riadattato quello dell’album Heroes del 1977, con un grande quadrato bianco contenente il titolo dell’album situato al centro della copertina, a coprire il volto di Bowie nella foto sottostante. Il significato di questo oscuramento del volto dell’artista è il desiderio di voler “dimenticare il passato”, come ha spiegato poi lui stesso.
L’ultimo album di Bowie, Blackstar, è invece uscito l’8 gennaio del 2016, nel giorno in cui l’artista ha compiuto 69 anni. Anche questo disco è stato registrato in segreto e ha rappresentato un vero e proprio commiato al suo pubblico: l’artista, malato da tempo di cancro, si è spento infatti solo due giorni dopo l’uscita del disco, i cui testi, non a caso, affrontano tutti il tema della morte. Sulla copertina dell’album nella versione CD stavolta non c’è una sua foto, ma una stella nera su sfondo bianco, con sotto sei segmenti di stella a formare il nome Bowie in stile stilizzato. Nella versione LP, invece, Barnbrook ha creato una vera opera d’arte: la copertina è di colore nero e la stella è una sezione intagliata che mostra il vinile all’interno della confezione; una volta tolto il disco, aprendo del tutto la copertina ed esponendola alla luce, sulla carta nera nella parte intagliata lasciata scoperta è possibile vedere un’immagine nascosta di un campo stellare. Molti fan si sono accorti di questa immagine solo diversi mesi dopo; anche la stella, secondo alcuni critici e giornalisti musicali, sarebbe un riferimento al cancro, per il quale, nel linguaggio medico, si parla in alcuni casi di “black star lesion”.
In realtà, l’album, come hanno poi spiegato alcune persone vicine al cantante, è una sorta di “canto del cigno”: Bowie, proprio come una stella, si stava ormai spegnendo lasciando il buio nel cielo. Questo era probabilmente il significato che voleva dargli lo stesso cantante. Per la realizzazione di questo artwork, Barnbrook ha lavorato a stretto contatto con il Duca; non a caso, in un’intervista, il designer ha spiegato che le migliori cover di dischi sono quelle che raccontano davvero la musica contenuta nell’album e quelle che, pur nel rispetto della creatività del designer, sono realizzate secondo le indicazioni del musicista, per riuscire a trasmettere al meglio il suo messaggio al pubblico.
Photo Credits: petersaville.info, barnbrook.net