Abstract, The art of design è una docuserie, prodotta da Netflix, dedicata al mondo della creatività e del design. Presentata nel gennaio 2017 al Sundance Film Festival, uno dei più importanti festival di cinema indipendente al mondo, dove ha riscosso un notevole successo, la serie è poi andata in onda per la prima volta dal febbraio dello stesso anno sulla piattaforma Netflix. Da maggio 2020 gli otto episodi della prima stagione sono visibili anche su YouTube gratuitamente ed è un’occasione da non perdere per tutti coloro che sono interessati al mondo dell’arte e dell’estetica contemporanea.
Abstract, The art of design è formata da due stagioni, per un totale di 14 episodi, ed è stata creata da Scott Dadich, direttore creativo di Wired Usa e direttore esecutivo dello sviluppo dei magazine digitali di Condé Nast, considerato il ragazzo prodigio dell’editoria americana. Ogni episodio è dedicato al viaggio nella mente di un artista e la serie indaga diversi settori, dall’illustrazione al design tipografico, per mettere in evidenza l’impatto che il design ha sulla nostra vita e sulla nostra quotidianità.
Inoltre Netflix ha messo a disposizione del pubblico un pdf, nel quale sono messe in evidenza diverse suggestioni estrapolate dalle puntate, dalle quali partire per alimentare una discussione sul design nelle classi di scuola o per dare degli spunti di dialogo o di pratica creativa da provare in famiglia. Un documento utile e divertente da stampare su un bel poster e da utilizzare per giocare e ragionare insieme.
Il design come processo cognitivo
“Il design non è soltanto un fatto visivo: è un processo cognitivo. È uno strumento per potenziare la nostra umanità”: ecco il filo conduttore della serie Abstract, The art of design. Un modo di pensare all’arte non solo come processo di scoperta di un manufatto o di un prodotto ma innanzitutto come strumento per indagare la propria creatività e la realtà cui apparteniamo. I protagonisti dei vari episodi, infatti, si raccontano attraverso le ispirazioni e gli stimoli che hanno colto nella quotidianità e che hanno originato le loro opere e mostrano come il successo molto spesso passa dall’analisi delle proprie emozioni e dalla capacità di tradurle in un’opera in grado di creare empatia nei fruitori. Delle volte la scelta di un carattere tipografico o di un’immagine da associare a un concept permette di svelare in maniera semplice e diretta la narrazione creata dall’artista e ciò, che a molti sembrerebbe una banale verità, si rivela invece una scoperta profonda perché riflette il percorso dell’arte, fatto di tecnica e creatività, di emozioni e pragmatismo. Un invito a osservare il mondo come un contenitore continuo di stimoli e di sensazioni e non come un monotono susseguirsi di fatti, proprio come suggeriva Rainer Maria Rilke al suo giovane allievo e aspirante poeta: “Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l’accusate; accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza; ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti”.
I protagonisti della prima stagione
Attualmente è possibile vedere gratuitamente gli otto episodi della prima stagione su Youtube.
Nella prima puntata si potrà seguire la storia di Christoph Niemann, illustratore, graphic designer e autore di libri per bambini, che si interroga sul ruolo dell’arte e degli artisti e sulla differenza di un lavoro su commissione e di uno che nasce in maniera spontanea.
Nel secondo episodio Tinker Hatfield, architetto ed ex praticante di atletica leggera, ideatore del design di diverse scarpe per la Nike, tra cui la famosissima linea dedicata a Michael Jordan, racconta di come sia stato in grado di applicare le sue conoscenze tecniche per rendere degli strumenti naturali come i piedi più performanti da un punto di vista sportivo. Nella puntata Hatfield afferma che “l’arte è la massima espressione del sé di un individuo creativo” ma al tempo stesso “l’obiettivo del design è risolvere problemi per altri, in maniera sorprendente”, perché il design si prefigge di anticipare esigenze future.
Nel terzo episodio Esmeralda Es Devlin, artista e scenografa londinese, racconta in cosa consista il suo lavoro e da quale impulso nasce la sua arte: “negli ultimi due decenni di lavoro, una delle cose che ho scoperto è che spesso vengono fatte cose per riempire i vuoti. L’impulso a riempire quel vuoto con l’arte per me è fondamentale”.
Protagonista della quarta puntata è l’architetto danese Bjarke Engels, che unisce funzionalità, fantasia e sostenibilità in progetti che egli definisce “pragmatic utopian”, come la centrale di energia pulita su cui ha costruito una pista da sci. Engels apre l’episodio comparando le sue creazioni al film Inception e a tal proposito afferma “quando l’architettura raggiunge il suo apice, emerge qualcosa che è pura finzione, e poi dopo tutto il duro lavoro, i permessi, i budget e la costruzione, diventa realtà concreta”.
Nel quinto episodio Ralph Gilles, responsabile del design di Fiat Chrysler, racconta di come sia riuscito a portare nel futuro la casa automobilistica, grazie al design di nuove auto sportive e a un furgone elettrico a guida autonoma. La sua filosofia e il suo approccio creativo al design automobilistico nascono da una visione: “a me piace disegnare per prima cosa la parte anteriore delle auto. Gli occhi sono di importanza fondamentale per me. Un’auto può avere una faccia felice o una maschera. Si tratta di darle un’anima. Mentre osservo un’auto, anche lei mi guarda. E muove qualcosa dentro di me. Molti dicono di essere innamorati della propria auto perché è la proiezione perfetta della propria personalità. Questa connessione con un’auto è estremamente potente per me”.
Nel sesto episodio Paula Scher, pittrice e designer grafica a capo di Pentagram, racconta di come utilizza le parole e i font tipografici per realizzare loghi e marchi. “Quando vado in giro, vedo caratteri tipografici ovunque. New York è la città dei segni. Delle volte capita che delle scritte a mano, totalmente sconnesse tra loro, si compongano in una nuova figura e in un modo del tutto particolare. Ogni messaggio è diverso e ne trovo in ogni angolo della città. La tipografia è dipingere con le parole. Ecco la mia massima aspirazione”.
Il settimo episodio è dedicato al fotografo inglese Platon, che si occupa di ritratti e documentari. Le sue fotografie catturano l’anima di leader politici e di normali cittadini e la sua filosofia creativa si focalizza sul riuscire a far emergere sentimenti e caratteristiche umane delle persone che ritrae. “Non sono un vero e proprio fotografo. La macchina fotografica non è altro che un semplice strumento. Comunicazione. Semplicità. Figure su una pagina. Ciò che davvero importa è la storia che si racconta, il messaggio, il sentimento, la connessione. Come si può raggiungere questo obiettivo? E’ la combinazione di semplicità grafica e del potere di spirito e anima. E’ il design”.
Protagonista dell’ottavo e ultimo episodio della prima stagione è Ilse Crawford, architetto d’interni e di mobili, che da sempre si dedica alla progettazione di elementi d’arredo che migliorino il comportamento e le abitudini delle persone nella vita quotidiana. Gli oggetti e gli spazi da lei creati coinvolgono i sensi e promuovono il benessere psico-fisico delle persone. “Trascorriamo l’87% della nostra vita in edifici, il modo in cui sono progettati influenza davvero il modo in cui ci sentiamo e come ci comportiamo. Il design non è solo una cosa visiva. È un processo mentale. È un’abilità. In definitiva il design è uno strumento per migliorare la nostra umanità. È una cornice per la vita”.
Guardando questa bellissima serie non solo ci si troverà di fronte a migliaia di stimoli e a numerose fonti di ispirazione, ma si potrà anche ragionare sul ruolo che il design e la grafica svolgono nella vita di tutti i giorni e sulla filosofia che è dietro al successo di ogni grande creativo. Senza un modo proprio di vedere e vivere l’arte non è possibile creare nulla di memorabile, così come per poter produrre al meglio un proprio progetto grafico non si può fare altro che affidarsi a professionisti seri e appassionati, come quelli della squadra di DoctaPrint.
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